![]() |
Il Perdono: il tuo “debito” è condonato15. Settembre, 2017QuaresimaNo commentsCOMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 17 SETTEMBRE 2017 – XXIV DEL T.O. Vangelo Mt 18, 21-35 Dal vangelo secondo Matteo COMMETTERE COLPE: IL PECCATO Gesù ancora una volta sovverte il senso del “peccato” e del “perdono” rispetto all’antico Israele. Per il nuovo testamento il peccato non è una contravvenzione ad una regola di cui bisogna pagare pegno, quanto, detto con la lingua originale greca con cui il testo è stato scritto, il peccato è: amastèsei, hamartèsei, tradotto con commettere colpe, ma alla lettera: MANCARE IL BERSAGLIO! Al tempo di Gesù i midrash, gli antichi interpreti della legge dell’antico testamento, avevano regolato una quantità di volte per cui il peccato poteva essere perdonato, a seconda del peccato che si commetteva. Ma Gesù sposta questo discorso morale e di colpevolezza alla grandezza e alla gratuità del Regno di Dio – vero “bersaglio” dell’uomo – stravolgendo la matematica del perdono ebraico ed inaugurando una nuova cultura del perdono. Inaugura questo perdono di settanta volte sette che significa sempre e comunque, ma lo fa tornando alla Genesi del perdono, a Genesi capitolo 4, versetto 24: Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settanta volte sette (errore di traduzione sulla bibbia mette settantasette). Cosicché il peccato non è un debito su qualcosa di giusto o sbagliato che commettiamo od omettiamo, quanto invece il non renderci conto del “bersaglio”, del Regno dei cieli: di quanto Dio ci ha dato e di cosa siamo destinatari! Ecco che il peccato non ci fa riconoscere Dio e quanto Egli ci ha donato… a cominciare dalla vita… come quel Re della parabola creditore di diecimila talenti (che soltanto un re potente può avere). Un talento è circa 6000 giornate lavorative, 10.000 talenti è pari a 60.000.000 di salari quotidiani; per pagare questo debito uno dovrebbe lavorare 200.000 anni senza mangiare… Erode il grande aveva un budget di 900 talenti, tutta la Galilea nel 4 a.C. aveva un gettito fiscale non superiore a 200 talenti… Una cifra esagerata dunque che dà una pallida idea di ciò che Dio mi ha dato. Che cosa mi ha dato Dio? Il Regno dei cieli è il “bersaglio”, l’obiettivo della mia vita? Ci sentiamo in “debito” con Dio? LA COMPASSIONE DEL RE Non era ne usanza ne legalità, neanche per un Re, al tempo di Gesù nell’Impero romano: vendere le persone o percuoterle… se non nel caso dell’usuraio, anche oggi esistente… nel caso di debitore. Allora la violenza di cui era destinatario il debitore della parabola non è un aspetto legale per ripagare il debito, ma è la qualificazione dell’indegnità umana davanti al dono di Dio, indegnità che a sua volta si fa violenta. La preghiera del debitore è la richiesta esasperata della pazienza, di una Macro Pazienza, di una enorme pazienza che soltanto Dio può avere. Il debitore – illude e si illude (come il peccato) – si impegna a restituire, a riparare ma, la sorpresa grande è il condono totale da parte del Re. Mosso a compassione è una frase forte, Dio muove le sue viscere materne, gli facciamo una pena infinita con i nostri sensi di colpa e di espiazione. La sua passione fa compassione! Cerco un modo per espiare il mio peccato oppure mi rimetto alla misericordia di Dio che realmente mi cambia la vita? Che rapporto ho con il “senso di colpa”? LA RISPOSTA DEL CONDONATO AI SUOI DEBITORI Il debitore del Re, condonato per compassione, suo malgrado aveva dei debitori che lo pregavano allo stesso modo di come lui pregava il Re quando era debitore: abbi pazienza con me e restituirò. Ma lui non decide di fare come il Re che gli ha condonato, quanto invece di mandare in prigione i suoi debitori. Il perdono non nega la realtà del male. Lo suppone; ma proprio in esso si celebra il trionfo dell’amore gratuito e incondizionato. Un amore che non perdona non è amore. Non perdonare significa “mettere in prigione”, non perdonare è farla pagare a chi ci fa o ha fatto del male, fosse anche la “prigione” dell’indifferenza… e’ una condizione interiore il perdono che, sapendoci perdonati da Dio, proviamo compassione per chi ci fa del male e non rispondiamo al male con il male, non imprigioniamo l’amore anche laddove non è possibile riconciliarsi: ma se il fratello torna e chiede perdono: il perdono gli è dovuto! Il perdono gli è dovuto! Abbi pazienza con me! Sappiamo perdonare chi ci chiede perdono? PERDONARE DAI NOSTRI CUORI COME IL PADRE Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. In questa frase c’è tutto l’amore ricevuto e donato nel per-dono. Il perdono è la vittoria costante dell’amore, la vittoria di Dio nella nostra vita per la nostra fede autentica e credibile. La comunità fraterna nasce nel perdono reciproco: ognuno perdona come è e, perché, è perdonato. Se non vivo da fratello non vivo da figlio e, se non vivo da figlio: sono morto. Il peccato porta alla morte perché è l’amore è di Dio, anzi Dio è amore. Se continuamente dell’altro ricordo il suo errore, il perdono è davvero la peggior vendetta. Se il Signore ricorda le colpe, chi potrebbe più respirare (Sal 130,3). Se non riesco a perdonare cosa devo fare? Invece di prendermela con l’altro, considero che è un peccato mio di cui chiedo perdono a Dio. Sapere questo cambia già il mio atteggiamento con l’altro: penso ai miei “diecimila talenti” di debito di cui Dio mi fa grazia, non ai cento denari che l’altro mi deve. Perché: l’amore, l’amicizia, la familiarità, la compagnia e quant’altro ci fa bene nella nostra vita, non si compra con il nostro fare, tanto meno con i nostri denari; cosi come il perdono non si ottiene con l’espiazione fatta di preghiere, atti di elemosineria e quant’altro: quanto invece prendendo coscienza dell’amore di Dio CRISTO ESPIATORE HA PAGATO IL NOSTRO DEBITO I mio, il tuo peccato: è espiato perché Dio ha mandato il suo Figlio a morire in Croce per noi. Lo “aguzzino” della parabola, che si chiama “morte”: si è abbattuto su Cristo per redimerci: felice colpa, che merito un così grande salvatore, felice colpa! Così ci viene annunciata la Pasqua nella notte santa. E se Cristo è morto per espiare i nostri peccati e liberarci dall’aguzzino della morte, chi siamo noi per tenere in “prigione” l’amore che scaturisce nella sua realtà più profonda, piena e credibile, nel perdono? Ma ci sentiamo in debito con Dio? Il Suo Regno da senso alla nostra vita?
|
INFORMAZIONI |
Memorizza il numero della parrocchia e scrivici
La chiesa è aperta:
dalle 8 alle 12 e dalle 17 alle 19,30
LA SEGRETERIA È APERTA
La mattina: il lunedì, venerdì e sabato dalle 10 alle 12.
Il pomeriggio: Lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 17 alle ore 19.
Giovedì e domenica chiusa.
Classifica Articoli e Pagine |
Benedizioni famiglie nelle case
Parole |