GUARDA IL VIDEO DELLA MESSA DEL PAPA NELLA NOSTRA PARROCCHIA
DOMENICA 16 FEBBRAIO 2014
SONO DISPONIBILI LE FOTO DELLA VISITA
DI PAPA FRANCESCO IN PARROCCHIA
NELLA SALA “GIOVANNI PAOLO II”
Si possono visionare anche nel Sito Web dell’Osservatore Romano:
VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA “SAN TOMMASO APOSTOLO” ALL’INFERNETTO, 16.02.2014
Questo pomeriggio il Santo Padre Francesco si è recato in visita pastorale alla Parrocchia “San Tommaso Apostolo” all’Infernetto, nel settore sud della diocesi di Roma.
Al suo arrivo, intorno alle ore 16, il Papa ha incontrato i bambini della Prima Comunione e della Cresima, ha salutato i fedeli nel cortile antistante la Parrocchia, poi i bambini battezzati negli ultimi mesi con i loro genitori, gli anziani, gli ammalati e infine l’Associazione di famiglie con figli disabili. Quindi ha confessato alcuni penitenti.
Poi il Santo Padre ha presieduto la celebrazione della Santa Messa, al termine della quale, prima di rientrare in Vaticano, ha salutato i familiari dei sacerdoti e ha incontrato il Consiglio pastorale parrocchiale.
Di seguito riportiamo la trascrizione dell’omelia che il Papa ha tenuto nel corso della Santa Messa, dopo la proclamazione del Vangelo:
● OMELIA DEL SANTO PADRE
Una volta, i discepoli di Gesù mangiavano grano, perché avevano fame; ma era sabato, e il sabato non si poteva mangiare il grano. E lo prendevano, facevano così [strofina le mani] e mangiavano il grano. E [i farisei] hanno detto: “Ma guarda cosa fanno! Chi fa questo, va contro la legge e sporca l’anima, perché non compie la legge!”. E Gesù rispose: “Non sporca l’anima quello che noi prendiamo da fuori. Sporca l’anima quello che viene da dentro, dal tuo cuore”. E credo che ci farà bene, oggi, pensare non se la mia anima è pulita o sporca, ma pensare cosa c’è nel mio cuore, cosa ho dentro, che io so di avere e nessuno lo sa. Dire la verità a noi stessi: e questo non è facile! Perché noi sempre cerchiamo di coprirci quando vediamo qualcosa che non va bene dentro di noi, no? Che non venga fuori, no? Cosa c’è nel nostro cuore: c’è amore? Pensiamo: io amo i miei genitori, i miei figli, mia moglie, mio marito, la gente del quartiere, gli ammalati?… amo? C’è odio? Io odio qualcuno? Perché tante volte noi troviamo che c’è odio, no? “Io amo tutti tranne questo, questo e questa!”. Questo è odio, no? Che cosa c’è nel mio cuore, perdono? C’è un atteggiamento di perdono per quelli che mi hanno offeso, o c’è un atteggiamento di vendetta – “me la pagherai!”. Dobbiamo domandarci cosa c’è dentro, perché questo che è dentro viene fuori e fa il male, se è male; e se è buono, viene fuori e fa il bene. Ed è tanto bello dire la verità a noi stessi, e vergognarci quando ci troviamo in una situazione che non è come Dio la vuole, non è buona; quando il mio cuore è in una situazione di odio, di vendetta, tante situazioni peccaminose. Come è il mio cuore?…
Gesù diceva oggi, per esempio – darò soltanto un esempio: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”. Ma io vi dico, chiunque si adira con il proprio fratello, lo ha ucciso, nel suo cuore». E chiunque insulta suo fratello, lo uccide nel suo cuore, chiunque odia suo fratello, uccide suo fratello nel suo cuore; chiunque chiacchiera contro suo fratello, lo uccide nel suo cuore. Noi forse non ci accorgiamo di questo, e poi parliamo, “spediamo” all’uno e all’altro, sparliamo di questo e di quello… E questo è uccidere il fratello. Per questo è importante conoscere cosa c’è dentro di me, cosa succede nel mio cuore. Se uno capisce suo fratello, le persone, ama, perché perdona: capisce, perdona, è paziente… E’ amore o è odio? Dobbiamo, questo, conoscerlo bene. E chiedere al Signore due grazie. La prima: conoscere cosa c’è nel mio cuore, per non ingannarci, per non vivere ingannati. La seconda grazia: fare quel bene che è nel nostro cuore, e non fare il male che è nel nostro cuore. E su questo di “uccidere”, ricordare che le parole uccidono. Anche i cattivi desideri contro l’altro uccidono. Tante volte, quando sentiamo parlare le persone, parlare male di altri, sembra che il peccato di calunnia, il peccato della diffamazione siano stati tolti dal decalogo, e parlare male di una persona è peccato. E perché parlo male di una persona? Perché ho nel mio cuore odio, antipatia, non amore. Chiedere sempre questa grazia: conoscere cosa succede nel mio cuore, per fare sempre la scelta giusta, la scelta del bene. E che il Signore ci aiuti a volerci bene. E se io non posso volere bene a una persona, perché non posso? Pregare per questa persona, perché il Signore mi faccia volerle bene. E così andare avanti, ricordando che quello che sporca la nostra vita è ciò che di cattivo esce dal nostro cuore. E che il Signore ci aiuti.
Discorso ai bambini del catechismo della comunione
ed ai ragazzi del catechismo della cresima.
(Registrazione non revisionata dall’autorità competente)
«A Gesù si ama in questa maniera, in quella, in quell’altra e noi non riusciamo ad amarlo o non
sentiamo.
Io vi dirò un segreto per amare Gesù, un segreto.
Sentite bene: per amare Gesù bisogna lasciarsi amare da lui. Avete capito?
È lui che fa il lavoro, non noi. Lui ci ama per primo, lui ci aspetta per primo, lui ci cerca… a tutti noi!
Amare Gesù si incomincia lasciandosi amare da lui. Lo pratichiamo? Amare Gesù si incomincia
lasciandosi amare da lui. Come si comincia ad amare Gesù? Lasciandosi amare da lui. Ma lui ci
ama per primo? Sì! E quando io lo trovo, cosa vedo? Che lui mi ha trovato per primo, sempre primo.
Lui ci cerca, ci trova, ci ama… e così Gesù è sempre primo.
Amare Gesù è lasciarsi amare da lui. Un po’ più forte! Amare Gesù è lasciarsi amare da lui. E se
noi ci lasciamo amare da lui, mai mai sfuggiremo. Sempre saremo sicuri nel suo amore. Perché per
amare Gesù bisogna lasciarsi amare da lui. Non dimenticare, non dimenticare.
Perché la vita è difficile, dobbiamo fare tante cose ma amare Gesù significa farsi amare da lui.
Ecco! Grazie.».
Discorso al consiglio pastorale ed ai collaboratori.
(Registrazione non revisionata dall’autorità competente)
Enrico: Una perla preziosa da lasciarci, un modello che può consegnarci.
«Grazie per il lavoro vostro, perché il consiglio pastorale è importante. Il codice di diritto canonico parla di due consigli: quello degli affari economici e quello pastorale; il parroco deve avere i due, serve.
Perché aiutano lui a portare avanti la parrocchia. Il consiglio economico, perché si capisce, tanti problemi, le tasse, o questo…, gli stipendi, gli impiegati… ma tante cose che si portano avanti.
Il pastorale perché il parroco conosce la parrocchia, sempre. Ogni parroco conosce la parrocchia ma la gente della parrocchia conosce tante cose che non conosce il parroco ed ha tante idee per portare avanti l’apostolato che non ne ha il parroco.
È molto importante questo aiuto al parroco. Un parroco senza consiglio pastorale corre il rischio di portare la parrocchia avanti con uno stile clericalista e dobbiamo togliere il clericalismo dalla chiesa. Il clericalismo fa male! Non lascia crescere la parrocchia, non lascia crescere i laici.
Il clericalismo confonde la figura del parroco perché non si sa se è un prete, sacerdote o è un padrone di vita. Invece quando il parroco ha l’aiuto dei consigli, lui è il prete. Decide, certamente, perché lui ha il potere di decidere ma decide sentendo; si fa consigliare, sente, dialoga e questo è il vostro compito.
Questo non è democrazia, chiaro? Poiché noi finiremmo nell’altro… al contrario… è un po’ l’anarchia… no no. Non è democrazia il consiglio pastorale, ma è un aiuto grande al parroco perché possa portare avanti l’apostolato nella parrocchia. E questo è il vostro compito.
E ringraziate al Signore che voi avete un consiglio pastorale in questa parrocchia. Perché le parrocchie senza consiglio pastorale vanno fino a qui …. e si fermano lì …. e finiscono in questo atteggiamento clericalista che non aiuta nessuno. Vi ringrazio tanto ma c’è un altro problema.
Ho parlato del rapporto fra il consiglio pastorale ed il parroco, ma cosa dico dei rapporti fra i membri del consiglio pastorale? Sempre, sempre il diavolo mette la coda. Il diavolo non vuole l’unità della parrocchia. E sempre c’è il pericolo delle chiacchiere. Per me le chiacchiere sono il nemico numero uno dell’istituzione ecclesiale. Della parrocchia, dei collegi, di ogni istituzione… anche dei vescovati, anche della curia del papa! Perché il diavolo va e rompe l’unione, distrugge l’unione. E con la lingua, le gelosie, le cattiverie che noi tutti abbiamo dentro, e dire una cosa “ma ho visto questo che fa quello, quello…”. E incominciano le bugie… questo non va! Ecco, così ho detto che non può andare avanti bene. La parrocchia senza consiglio pastorale non può andare bene avanti una parrocchia dove nel consiglio pastorale… [fa il gesto della chiacchiera, ndr]
Ma si può chiacchierare in una maniera elegante “ma io non vorrei dirlo, però…”, tutti conosciamo queste cose… Per favore, niente chiacchiere! È l’unica maniera per difendere la parrocchia, difendere l’unità della parrocchia. Ma è sicuro che a uno di voi non piace quello che fa l’altro come piace all’altro. Sentite, ditelo e poi zzz [bocca chiusa]. Ma soltanto alla persona o al parroco, ma non fra voi.
Fra voi soltanto parlate solo in riunione e dite quello che sentite, anche se è necessario dire una cosa contro di uno o di una che è presente “io non sono d’accordo con te per questo…”, ma dirlo in faccia. Ma non da dietro perché le chiacchiere distruggono l’unità della chiesa e dobbiamo difenderci da questo.
Consiglio pastorale per aiutare il parroco perché la parrocchia possa andare avanti bene e consiglio pastorale unito per aiutare la parrocchia. Vi chiedo questo e avanti! E vi ringrazio del lavoro di aiuto al parroco. E adesso vi do la benedizione.
Preghiamo la Madonna perché ci aiuti. La Madonna mai ha chiacchierato, che bel modello… pensiamo a questo! Ave Maria…
Per favore, pregate per me e grazie tante perché ho trovato una parrocchia viva!».
Saluto del Parroco al termine della Messa
Santità, carissimo Papa Francesco
con riconoscenza, con una certa trepidazione e con gioia grande, al termine di questa celebrazione eucaristica, “momento privilegiato” per il nostro “costituirci famiglia” dei discepoli del Crocifisso-Risorto e testimoni della Sua misericordia, desidero, a nome di tutta quanta la comunità parrocchiale, esprimerLe il nostro più vivo e filiale ringraziamento per il dono grande ed immeritato della Sua presenza in mezzo a noi.
Grazie, Santità, per esser venuto tra le nostre case; grazie per esser venuto a condividere un tratto del nostro cammino alla sequela dell’unico Maestro e Signore; grazie per esser venuto, fedele al mandato ricevuto dall’Apostolo Pietro, per confermare i fratelli nella fede (cfr. Lc 22, 32), con la parola e con l’esempio.
Questa comunità, che oggi, alla presenza del Vescovo di Roma, inaugura il proprio Anno Giubilare, in occasione del Cinquantesimo Anniversario della sua erezione a parrocchia, percepisce come necessario ed urgente il bisogno di essere confermata nella fede, per poter crescere nella comunione, nell’accoglienza e nel servizio reciproco, in virtù della propria identità di battezzati e di redenti dal sacrificio di Cristo, ed in vista del proprio impegno missionario, in dialogo col mondo e con la società del nostro tempo, con le sue sfide e le sue speranze.
Oggi in particolare, con la Sua presenza, abbiamo avuto la gioia di sperimentare quella che normalmente chiamiamo la sollecitudine pastorale del Vescovo per il proprio popolo. E questo ci incoraggia!
È proprio vero: noi siamo il suo popolo, santità, quello al quale Lei ha guardato da quella loggia della Basilica di San Pietro il giorno della sua elezione a Vescovo di Roma e al quale ha chiesto di compiere un «cammino di fratellanza, di amore e di fiducia» (cfr. Benedizione Apostolica Urbi et Orbi del 13 marzo 2013). E questo, Santità, pur con i nostri limiti, abbiamo cercato di fare fino ad oggi e continueremo a farlo.
Dal momento del suo arrivo fra noi, oggi, Ella ha potuto incontrare una parte piccola della nostra comunità parrocchiale, perché Le assicuro che molti di più avrebbero voluto essere qui all’interno di questa chiesa e all’esterno.
Ha potuto incontrato prima e ha ascoltato i bambini e ragazzi (insieme ai loro genitori) impegnati nel cammino di preparazione ai sacramenti di iniziazione cristiana, ha stretto molte mani delle persone che ancora sono sulla piazza e (sono sicuro) attendono una ulteriore parola di saluto prima di congedarsi da noi, ha benedetto una parte dei bambini battezzati nell’anno trascorso, e ha confortato alcuni anziani e malati …. Tutte pecorelle del suo gregge …..
Sono convinto che queste sue pecorelle gli hanno lasciato addosso un po del loro “odore”!
Santità, fin dal giorno dell’annuncio della sua visita da parte del card Vicario, al quale nuovamente esprimo tutto il nostro affetto e la nostra gratitudine, non abbiamo fatto altro che pregare lo Spirito santo perché ci assistesse nel prepararci ad accogliere un dono cosi grande: l’incontro con il Successore di Pietro!. E lo Spirito Santo, donatoci dal Signore Gesù, ha risposto!
In questi giorni in maniera sovrabbondante, abbiamo avvertito il sentirci Chiesa che prega, animata dal desiderio di essere unita e consapevole del dono del Vangelo di salvezza che Gesù ha affidato a ciascuno di noi, per viverlo e annunciarlo. Abbiamo avvertito il soffio dello Spirito come a Pentecoste, che ci ha resi pieni di quel fuoco che ci ha spinto fuori delle nostre case per poter vedere le “meraviglie che il Signore ha compiuto per noi”, Suo popolo.
E, se ce lo consente, per noi una “meraviglia” del Signore, è proprio la Sua persona, Santità, che tutti desiderano vedere e avvicinare ….. proprio come accade nelle narrazioni evangeliche per Gesù.
Cosa può significare per noi rutto questo?
Santità, il dono che oggi abbiamo ricevuto penso ci offre la opportunità per essere più convinti del nostro dirci cristiani e cristiani di Roma! Questo ci fa percepire la grande gioia del Vangelo e della sua doverosa e naturale trasmissione agli altri. Siamo convinti che non possiamo fare della gioia percepita e gustata oggi un “episodio” a se stante, ma desideriamo fortemente che questo incontro diventi “memoria”: ci stimoli a chiarire a noi stessi l’importanza della fede trasmessa dagli Apostoli e dai loro successori, il ruolo dei cristiani nel nostro quartiere e nella nostra città. Non possiamo rimanere nascosti e “chiusi in noi stessi”…. Vogliamo essere sempre più impegnati come “missionari” del Vangelo.
Lei è venuto in mezzo a noi in una di quelle domeniche che la Liturgia chiama “ordinaria”, ma ci ha mostrato e fatto percepire tutta la “straordinarietà” dell’ordinario vissuto con Gesù.
Personalmente ora avverto la “responsabilità” di questo incontro….
Quando Gesù passa non ci lascia come siamo …. Ma il suo incontro, e la forza che scaturisce dalla Sua Persona, trasforma la vita e la rende nuova, più bella, generosa, aperta all’incontro con l’altro e consapevole che, il dono ricevuto, non è per se stessi, ma impegna a diventare naturalmente inviati verso tutti a comunicare la gioia di questo incontro che è incontro con il Vangelo vivo, cioè Gesù in persona.
Qui dentro e fuori la nostra chiesa, siamo tanti …. E a tutti noi viene chiesta questa responsabilità dell’incontro di oggi, per il nostro dirci cristiani, per una più forte e consapevole testimonianza di avere Gesù con noi da trasmettere con tutta la nostra vita.
Essere oggi cristiani a Roma, cioè pecorelle di Papa Francesco è una bella responsabilità! Non possiamo e non vogliamo deluderLa.
Il nostro augurio, infine, è che il Signore Gesù La custodisca, Santità, nel ministero a Lei affidato, perché questo entusiasmo e gioia che sa trasmettere a tutti noi, con la sua persona e la sua parola, sia da parte nostra accolto come la misericordia viva di Dio verso ciascuno di noi , fonte di incoraggiamento per noi, nei prossimi giorni e anni, per essere più impegnati nella testimonianza di fedeli di questa parrocchia, nell’essere gioiosi portatori coerenti e coraggiosi della Verità del Risorto e del suo Vangelo impegnati concretamente nel sostegno soprattutto dei più poveri e bisognosi presenti in mezzo a noi, attraverso il nostro avere misericordia e solidarietà verso di loro, toccando così quelle piaghe che San Tommaso nostro patrono ha desiderato fare nel giorno dell’incontro con il Risorto.
Sul suo esempio. Santità e sostenuti dal suo insegnamento, desideriamo impegnarci a non nasconderci, con la scusa della “discrezione”, nel parlare con le parole del Vangelo, ma di essere veri cristiani, coraggiosi “rivoluzionari” di una vita che anche fra di noi, è talvolta triste e addormentata.
Al termine di questa giornata di grazia non vogliamo dire solo: “ho visto il Papa”, ma , “ho incontrato Gesù, il mio Salvatore! e ci impegniamo a comunicare questa gioia soprattutto con il perdono e l’amore fraterno che abbatte tutti i muri di separazione.
Ci sostenga Maria, madre nostra, e madre della Chiesa, nel custodire l’incontro di oggi e a questa nostra Madre del cielo, chiediamo di sostenere con la sua materna protezione il nostro Papa Francesco, perché avverta sempre quella “Pace del cuore”, dono dello Spirito Santo, per il bene di tutto il popolo di Dio.
Voglia nuovamente accettare il nostro filiale ringraziamento per il dono della Sua presenza in mezzo a noi e ci benedica, Santo Padre!
Avviso parrocchiale…….. Evangelizzazione da domani ore 20,45 e Sabato prossimo 22/2 …. Colletta alimentare parrocchiale.
Grazie
Carissimi amici della parrocchia di san Tommaso Apostolo
Vi raggiungo con questa mia nelle vostre case e presso le vostre famiglie per augurarvi ancora un sereno e felice anno nuovo con la benedizione del Signore e di Maria , nostra madre.
Ma l’augurio più bello che vorrei trasmettervi viene direttamente da parte del nostro vescovo di , il Papa Francesco che ci ha annuncia la sua personale Visita pastorale alla comunità parrocchiale
DOMENICA 16 FEBBRAIO.
Il papa sarà presente con noi dalle ore 16 e incontrerà la comunità parrocchiale soprattutto con la celebrazione dell’Eucarestia domenicale.
Che significato ha una visita pastorale del nostro Vescovo, il Papa, nella parrocchia? Quale disposizione personale e comunitaria ci viene richiesta? Come vivere l’attesa di questo incontro per poterne sperimentare tutta la sua ricchezza e forza per la comunità?
Dobbiamo tutti porci queste domande, almeno per evitare che questo evento sia solo emozionale o mediatico….
Quello che vogliamo preparare insieme e vivere con tanto entusiasmo è proprio un dono di Dio e della sua Provvidenza verso la comunità parrocchiale.
Perché ora, in questo anno ? Il prossimo 19 febbraio entreremo nelle celebrazione del cinquantesimo anniversario di Istituzione della parrocchia.
Penso che tutti abbiamo a cuore la persona di Papa Francesco che, in questi pochi mesi di pontificato, sta trasmettendo, con vigore esemplare, il desiderio della vita semplice del vangelo e l’amore di Dio che sono alla base del nostro senso cristiano della vita.
Ecco il ministero del Papa….Confermare nella fede noi tutti credenti in Cristo!
Dobbiamo accogliere l’invito che da parte del nostro Papa ci giunge forte e chiaro: fare della fede cristiana un’esperienza della continua misericordia di Dio e un impegno credibile e “rivoluzionario” nel nostro mondo per trasformare la vita e la vita delle nostre comunità cristiane.
Il Papa ci ha fatto dono della sua Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” che sta diventando sempre più per tutti noi un testo programmatico non solo della sua azione pastorale per la chiesa universale, ma anche per le comunità parrocchiali.
Penso che siamo innanzitutto noi, credenti in Cristo e fedeli discepoli a doverci far carico delle istanze che stanno a cuore al nostro Vescovo. Istanze riguardanti soprattutto il senso della trasmissione del vangelo con la vita concreta di ogni giorno sostenuti dalla Grazia di Cristo che mai ci abbandona.
Il Papa dice: “Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo… Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga…” (Ev. G. 49)
Questa istanza missionaria della fede ci trova a misurarci con il nostro senso e impegno per l’evangelizzazione ….. nel nostro piccolo ambiente, nelle nostre famiglie, vicinato, mondo del lavoro, dello sport e della cultura. E penso sia proprio questa una sfida che ciascuno di noi deve raccogliere per “preparare” l’incontro con il Papa.
Il primo segno tangibile poi, che il vangelo creduto è vissuto e credibile è la vicinanza concreta ai poveri!
Ancora il Papa scrive: “ Chi dovrebbe privilegiare la Chiesa?…. soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ricambiarti (Lc 14,14). …. Senza giri di parole esiste un vincolo inseparabile fra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli. “ (Ev G. 48)
Infine siamo sollecitati al senso della fraternità che il Papa ci ha affidato nel messaggio di inizio anno per la giornata della pace. Ecco il segno più bello con cui incontrare il nostro “padre comune”, il Papa: crescere nella vera fraternità umana ed ecclesiale.
Ci prepareremo così ad incontrare il nostro Vescovo, con la preghiera intensa per lui, per le sue intenzioni e per noi, perché questo dono che riceviamo proprio noi (rispetto a tante altre parrocchie) possa farci maturare nella fede e nella vita cristiana.
Ci prepareremo con una intensa settimana di incontri tematici il cui programma presto sarà pubblicato.
Quindi vi invito a partecipare alla sollecitudine del Papa per i poveri che bussavano alla sua porta da tutto il mondo. Offriremo al Papa quello che sarà il frutto della generosità raccolta in questi giorni precedenti la sua visita.
A tutti voi auguro che questo incontro con il nostro vescovo di sia di rafforzamento della fede, certezza della speranza cristiana, vera esperienza di carità che tutti ci rende fratelli.
Vi saluto di cuore e vi attendo numerosi.
D. Antonio e i sacerdoti della parrocchia.
P.S. Per tutte le indicazioni pratiche in vista del nostro incontro col Papa vi rimando al contatto con la segreteria parrocchiale o con il sito della parrocchia: www.santommasoapostolo.com nella sezione EVENTI
Per coloro che vogliono partecipare alla “Colletta di Carità per i poveri” possono farlo con un contributo consegnato personalmente in busta chiusa in Segreteria Parrocchiale o ai sacerdoti o tramite Bonifico Bancario sul C/C della Parrocchia S. Tommaso Apostolo presso la filiale dell’Infernetto della BCC – Codice IBAN: IT 97 C 08327 03246 000000000443
Vi invitiamo a diffidare da chi viene a casa a
chiedere denaro in conto e per conto della Parrocchia
o per le opere di carità del Papa.
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