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Commento al Vangelo di domenica 26 Febbraio24. Febbraio, 2023News, QuaresimaNo commentsCondotti dallo Spirito
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 4,1-11) In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». La fiducia nell’essere condotti dallo SpiritoGesù, prima di cominciare la sua missione: viene condotto dallo Spirito nel deserto. Tutto questo Vangelo riguarda Lui ma anche noi. Gesù che condurrà le genti alla salvezza, è condotto da un Altro, è condotto dallo Spirito santo. Tutta la sua vita è riconoscere nella volontà del Padre il suo cammino ed il suo punto di arrivo: lo Spirito lo conduce su questa strada. C’è un fascino nel vedere Gesù condotto nel deserto in modo misterioso… Il Vangelo sottolinea proprio che viene portato dallo Spirito. Questo ci sprona anche a noi a lasciarci andare. Gesù non ha schemi, una agenda, un format con cui si muove, va e agisce e poi prega: ma si lascia andare alla conduzione dello Spirito santo. Chi si lascia andare alla conduzione di un altro ha sempre in se una fiducia in chi lo conduce: come quando siamo portati su un mezzo di trasporto è un altro guida, quanto è importante la vigilanza del conducente! Questo lasciarsi andare indica la fiducia di Gesù per il Padre che lo conduce attraverso lo Spirito santo e, sprona noi, ad intraprendere questo cammino di quaresima lasciandoci condurre da Dio, sui suoi sentieri, sulla sua strada, nei suoi appuntamenti, nel suo punto di arrivo… Per quanto possiamo: mettiamo da parte le nostre agende – almeno nel tempo libero – mettiamo da parte i nostri schemi – che ormai sono entrati nella chiesa logorando la fede – e, sia la Quaresima un tempo in cui ci facciamo strada tra la folla che cammina in questo mondo, tra le voci e le urla del mondo, tra le preoccupazioni le ansie ed i divertimenti della vita, per poterci lasciar andare allo Spirito che guida. Il Signore lo fa invitandoci a momenti fattivi, reali, veri ma, per farlo, bisogna avere il coraggio e la forza di avere fiducia che Dio ci farà stare bene, che in Lui troveremo la nostra strada e il nostro punto di arrivo. Usciamo, usciamo dunque dalla confusione interiore e, spesso, anche esteriore, per aver fiducia che Dio non ci deluderà nelle proposte fatte da Lui attraverso dei suoi testimoni, Dio ci darà la pace del cuore e la gioia del senso della vita. Il deserto, eremo nel nostro cuoreGesù viene condotto non in un luogo di preghiera, non in un posto di tranquillità quanto invece in un posto arido, scomodo, nonché anche pericoloso. Perché dovremmo fidarci di Dio che ci porta in un deserto letteralmente invivibile per sua natura? Spesso capita di sentirsi dire: ma guarda mi sono fidato ed ho fatto questa fine! Sono finito in questo posto difficile da vivere e di sofferenza. Le scelte guidate dalla conduzione del bene, non ci portano mai in un tempo o in un luogo facili, ma: giusti. Neanche per Gesù è stato facile soggiornare nel deserto, poi per quaranta giorni. Deserto e quaranta giorni sono collegati: per quarant’anni Israele migro errando nel deserto – dove successe letteralmente di tutto tra tentazioni, occasioni e vittorie – per poi entrare nella terra promessa… Gesù inaugura il nuovo cammino verso la nostra Terra Promessa e, in transito, passa attraverso il deserto… Per chi non piace l’avventura è un bel problema perché Gesù dovrà affrontare delle prove, delle sfide, aprendo anche a noi questa possibilità. La prima tentazione nostra è quella di non entrarci per niente nel deserto: è troppa sofferenza, è pericoloso, non è per niente comodo da oltrepassare e, allora, scegliamo la via facile che però non ci porterà alla “terra promessa”… La vita sempre ci mette davanti a dei momenti in cui stiamo per entrare in un deserto oppure ci catapulta dentro ad un “terreno” aspiro è brutto… Tentazione nostra è: fuggire, andare da un’altra parte, snobbare che lo Spirito santo può farcela a condurci anche nei momenti peggiori della nostra vita. Gli incontri nel desertoIl deserto è un luogo solitario, difficile incontrare qualcuno che parli con te o che ti aiuti. Ma il deserto è la prova umana più vera che possiamo fare per diventare sempre più umani, così come ha fatto Gesù. Il primo incontro che facciamo nel deserto è con noi stessi… Il silenzio del deserto ci ricorda di chiederci: chi siamo, dove andiamo, come stiamo e ci apre alla preghiera libera al Padre. Nel deserto, siccome siamo soli, siamo liberi di pregare come ci pare, dove ci pare, per quanto tempo ci pare: importante però è pregare. La quaresima è questo tempo in cui ritroviamo in Cristo, noi stessi, condotti, come Lui, dallo Spirito… Il secondo incontro è con il diavolo: il suo stesso nome dal greco vuol dire colui che mette separazione. Il diavolo ci divide in due, ci separa con noi stessi e con gli altri. Non dobbiamo aver paura del diavolo, nella nostra vita lui non ha nessun potere se non quello che Dio gli permette di fare e, ancor di più, la presenza del diavolo nella nostra vita non sia stupefacentemente oscura tanto da farci scappare, perché la nostra storia non è un film horror. Il diavolo è come un animale selvaggio legato, sta a noi fuggirlo e attraversarne il tragitto senza lasciarci “dividere”. La sua presenza diventa più essenziale e, Dio glielo permette, quando siamo messi alla prova…
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Commento al Vangelo di domenica 12 Febbraio11. Febbraio, 2023News, tempo ordinarioNo commentsIl pieno compimento della “legge” è l’amore.Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 17-37) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Gesù compimento della Legge e dei ProfetiIn questo Vangelo viene fuori la natura di Gesù. Il popolo si aspettava un liberatore, un Messia glorioso e potente, una salvezza “teofanica”, cioè in cui nella persona del Messia si vedeva tutta la grandezza della liberazione trionfante divina; invece Gesù annuncia tutta un’altra concezione di salvezza e finisce per essere scambiato per un sovversivo profeta del suo tempo. Da una parte ha deluso quanti si aspettavano un liberatore dal male, di qualsiasi natura esso sia, ma ha deluso anche quelli che pensavano ad uno che sarebbe venuto a liberare la religiosità dalla Torah, dalla legge ed i profeti, un dissidente che avrebbe creato una cosa nuova di contrapposizione al Tempio e all’antico Israele: ma neanche è così… Gesù ha deluso anche i sovversivi anarcoidi, ribelli più che liberalisti, libertini figli di un pensiero che invece di liberare fa si che l’uomo diventi il Dio di se stesso. La comunità cristiana è esortata dall’evangelista, con le stesse parole di Gesù, a superare il senso della “giustizia” dei farisei e degli scribi, ma d’altra parte Gesù di Nazareth è il compimento della Torah ebraica e non una comunità che non ha radici… Gesù è venuto a dare il pieno compimento alla legge ed ai profeti, cioè alla Torah e, tutti i precetti che in essi si trovano, vanno letti alla luce del senso del compimento che Gesù è venuto a dare: pieno compimento della legge è l’amore (Rm 13,8-10). L’entrata nel Regno dei cieli non dipende dai nostri peccati messi a nota, quanto ad una conversione all’amore. Cristo porta a compimento le profezie di Dio e la felicità reale attraverso la sua azione salvifica che è un atto di amore di Dio per l’umanità! La colpevolizzazione è fuori dalla esperienza dell’amore come lo è il vivere pensando non alla libertà che l’amore dona, ma alla possibilità di fare di noi stessi e, spesso a scapito degli altri, tutto ciò che vogliamo… L’egoismo della ricerca di vivere in pienezza che si illude di non sprecare la vita. Vivere il Vangelo è entrare in questo amore. La comunità a cui scrive Matteo il suo Vangelo, quindi anche noi, non possiamo dimenticare che abbiamo le nostre radici nel popolo eletto da Dio – non siamo una élite di considerati diversi – e non possiamo fare del cristianesimo un accumulo di leggi, regole e precetti a cui non contravvenire. Solo l’amore di Dio sana e perdona e, rende licidi i nostri “occhi” su cosa è giusto decidere. L’onestà nell’essere cristiani: amare o odiareUna cosa è fare i cristiani, altra cosa è esserlo. Essere cristiani è essere consapevoli che c’è un Dio che vede le cose diversamente da come le vediamo noi. Gesù sul Vangelo, criticando gli scribi ed i farisei per la rigidità alle regole, che non potevano essere non violate, tesse un discorso più interiore. Il discorso di Gesù, che ad un certo punto sembra diventare più “rigido” e impegnativo di quello dei farisei e degli scribi, esce dallo schematismo delle regole e delle convenzioni ed entra nel cuore della questione: l’onestà. L’uomo è l’uomo, Dio è Dio e, i problemi di cui si tratta – e che la comunità cristiana ha dovuto parlarne ai tempi dell’evangelista Matteo perché ricorrenti – bisogna guardarli nel cuore della questione. Il problema non è sul peccato, ma sul perché si pecca e sull’amore quello di cui si evince dal Vangelo. La riconciliazione come lo accordarsi con il proprio avversario sono imprese ardue sul livello umano: ma come ricevere il Corpo di Cristo, quel corpo che è stato crocefisso, senza poter come Lui soffrirne e dire: Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno? Ovunque c’è l’odio, Dio è escluso! Questa è la cosa certa… Una cosa è perdonare, tentare la riconciliazione, tollerare e accordarsi perfino con l’avversario che resta realtà antipatica: ma il Cristiano non può vivere e agire nel nome dell’odio, ma solo nel nome dell’amore. Come il bene è oggetto dell’amore, così il male è oggetto dell’odio (s. Tommaso d’Aquino, Summa theologiae I-II, q. 29, a. 1). Odiare sì che è peccato perché, con azioni concrete e vendicative: esclude Dio! Lo scandalo del Cristiano è proprio questo: essere figli e portatori dell’amore e vivere attuando l’odio, spesso padre dell’indifferenza. Dio è amore e chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio in lui. Lo scandalo: Dio oltre la rovinaGesù in questo Vangelo ci parla di scandalo, di tagliare ciò che scandalizza… Cosa vuole dire? Ciò che in greco si dice scandalon noi lo possiamo chiamare urto, rovina o inciampo del piede (san Girolamo). Ma Gesù scandalizzava nei suoi modi di parlare, scandalizzava come rabbino che entrava in realtà dove vive a i peccatori, scandalizzava con i suoi gesti ad esempio “fregandosene” della regola sul sabato, ha scandalizzato tutti, come Figlio di Dio, quando si è lasciato inchiodare sulla croce… Ci sono degli obblighi, ad esempio di dire la verità, che scandalizzano, oppure di essere se stessi che scandalizzano… ma non sembra questo – la paura del “gossip” scandalistico – di cui parla Gesù. «Nella vita spirituale capita che uno vada incontro alla caduta spirituale spinto da una parola o da un’azione altrui: cioè in quanto costui trascina altri a peccare con rimproveri, con esortazioni o con l’esempio. E questo propriamente è lo scandalo» (s. Tommaso d’Aquino, Summa theologiae II-II, q. 43, a. 1). Il Cristiano non scandalizza ne si lascia scandalizzare! Gesù parla dello scandalo, cioè ciò che ti spinge a peccare, cioè a cadere, a inciampare nella fede e nell’amore, non come qualcosa che venga da una causa esterna, ma come qualcosa che faccia parte di me, di te… Come fosse una parte del proprio corpo. Perciò il Cristiano è chiamato si a non indurre gli altri in tentazione, ne a dare la colpa agli altri delle proprie cadute che siano peccati o momenti di tristezza tenebrosa. Va mutilata quella parte spirituale di noi che ci fa sembrare vulnerabili a cedere, a cadere, a interrompere o fermare il nostro cammino spirituale che va incontro verso l’amore stabile di Dio! È veramente un inferno – la Geenna – quando si inciampa, si cade, per aver sfidato ciò che ci fa inciampare e cadere… La comunità cristiana, cosi come il singolo Cristiano, deve sapersi capace di rialzarsi quando inciampa e cade così come di non essere motivo di caduta spronando gli altri a peccare. Tutti possiamo rialzarci da qualsiasi caduta, inciampo, scandalo, rovina (chiamiamolo un po’ come ci pare) con l’aiuto di Gesù, nella comunità cristiana. Adulterio: Dio oltre la colpevolizzazioneAd-alterum, andare verso un altro o, verso altro… Insomma sappiamo bene che cosa è l’adulterio: Gesù parla di questo come anche il desiderare (cioè progettare di andare con…) un altra persona per possederla. È un tema spinoso che richiederebbe pagine e pagine di chiarimenti, ma ci limitiamo giusto un poco a constatare che: il Vangelo propone un amore stabile che è cosciente di passare anche attraverso i sacrifici. Certamente la vita di oggi, con tutte le sue complicazioni interpersonali e la globalizzazione delle relazioni, non può che alterare il discorso ponendocelo come complesso. Quello che possiamo concludere è che la “doppia vita” fa male e per tutte le altre situazioni… quanto è più importante viverle nelle comunità cristiana invece di sentirsi “scomunicati” dalla Chiesa. Vivere la crisi, o l’adulterio, o quale sia la situazione che viviamo, nella comunità cristiana: dovrebbe essere una fonte di pace e di serenità interiore e familiare… Invito a rileggere l’Enciclica di Papa Francesco Amoris Letitiae; ne riporto qui due punti essenziali sull’argomento che ci spronino ad un colloquio con i pastori d’anime, con i sacerdoti:. «Lo sguardo di Cristo, la cui luce rischiara ogni uomo (cfr Gv 1,9; Gaudium et spes, 22) ispira la cura pastorale della Chiesa verso i fedeli che semplicemente convivono o che hanno contratto matrimonio soltanto civile o sono divorziati risposati. Nella prospettiva della pedagogia divina, la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo imperfetto: invoca con essi la grazia della conversione, li incoraggia a compiere il bene, a prendersi cura con amore l’uno dell’altro e a mettersi al servizio della comunità nella quale vivono e lavorano. […] Quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico – ed è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove – può essere vista come un’occasione da accompagnare verso il sacramento del matrimonio, laddove questo sia possibile». «Di fronte a situazioni difficili e a famiglie ferite, occorre sempre ricordare un principio generale: “Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni” (Familiaris consortio, 84). Il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi, e possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione. Perciò, mentre va espressa con chiarezza la dottrina, sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione» (Papa Francesco, Amoris Letitiae, nn. 78 e 79). Come dire: la Chiesa non colpevolizzi nessuno e tutti sentiamoci destinatari della Misericordia di Dio e impegnati – per quanto possibile – ad un amore che se sfocia nel matrimonio sacramento sia stabile. |
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Commento al Vangelo di domenica 5 Febbraio3. Febbraio, 2023Senza categoriaNo commentsSale e LuceDal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,13-16)
Cristo sale e luce dell’umanitàSale e Luce: due elementi destinati a dissolversi nella realtà per cui sono funzionanti. Il sale si scioglie facendo si che l’acqua nonostante resti acqua diventa altro. Così anche la luce si dissolve o si risolve nel suo processo di illuminare… Due elementi che Gesù usa per dire chi è il Cristiano. Ma il Cristiano prende il suo essere Cristiano da Cristo stesso che è Lui per primo sale e luce. Con l’Incarnazione del Verbo, la passione, la morte e la resurrezione: Dio si è come sciolto nell’umanità; questo sciogliersi altro non ha provocato che tutta la terra fosse salata dallo Spirito santo. Cristo da un sapore diverso alla nostra vita se lo seguiamo per davvero! Possiamo chiederci davanti questa immagine del Dio che in Cristo ha salato l’umanità donandoci il suo Spirito, la sua stessa vita divina: cosa o chi da “sapore” alla mia vita? Cristo Luce del mondo: così la notte di Pasqua il diacono annuncia la Resurrezione! Gesù stesso lo aveva detto: io sono la luce del mondo… Come il sale, la luce, svolge il suo “compito” dissolvendosi oppure dando l’opportunità, a volte vitale, di non camminare nelle tenebre o di vedere opere che altrimenti non si vedevano. Cristo Luce è la guida dell’umanità verso la Luce che non avrà fine, verso il senso della vita che è nel Regno dei cieli. Per quanto possa piacere a volte il buio ed essere suggestivo, può diventare tenebra e oscurità… Allora la luce diventa fondamentale, perché indica la strada per non inciampare e cadere, da un senso di vita come le luci della città che di notte si vede sul monte… Seguire Gesù è seguire la luce che ci fa vedere le nostre tenebre, oscurità ed ombre della nostra vita illuminandole per farci guardare la vera realtà! Noi pensiamo spesso di vivere la realtà, di essere realisti quindi illuminati, ma con Cristo, la realtà è illuminata dallo stesso Creatore e Redentore ed è sempre diversa da come la vediamo. Noi, “sale” come CristoMatteo scrive alla comunità cristiana riportando queste parole del Vangelo di Gesù Cristo, per non dimenticare… Fare memoria innanzitutto che il mondo è stato visitato da Dio in Cristo ed ha, come il sale, cambiato la forma ed il destino stesso dell’umanità intera. Così come fare memoria che con la Sua venuta Cristo ha illuminato con la Resurrezione la strada verso il Regno dei cieli, Luce che abbiamo già dentro di noi dal giorno del Battesimo. Perciò la comunità cristiana è “sale” come Cristo. Siamo chiamati a portare la sua presenza a prescindere dalle nostre situazioni spirituali o dinamiche morali… Siamo cristiani perciò siamo sale! Chiamati a dare sapore alla vita di chi ci sta intorno. Il mondo, in un certo senso, ci è affidato affinché possa sentire il sapore di Cristo – attraverso le opere di bontà di cui parla il Vangelo – , perché questo significa essere Cristiani: avere il sapore da Cristo e lo trasmetterlo con l’amore (le opere buone). Matteo esorta in questo modo, con le parole di Cristo, affinché la sua comunità, quindi la Chiesa, non perda l’essere sale. La salinità è Cristo, ed essere insipidi è stare distanti dalla comunione con Lui, ma se ci sforziamo o ci sentiamo in comunione con Lui: questo essere in comunione con Cristo è reale se anche noi rendiamo “saporita”, cioè buona, la vita di chi ci sta intorno… Una comunità che non sala il territorio si illude di stare con Cristo ma, in realtà, sta bene con se stessa; l’essere salati o insipidi poi si vede quanto di fatto la gente ci segue per l’amore. La chiamata alla missione è contemporanea a quella della comunione con Cristo ed i fratelli. La comunità Cristiana non è una élite di persone che si incontra in Chiesa quanto dei fratelli e delle sorelle che, riconoscendo in Cristo il loro Signore, si immergono – come il sale si immerge nell’acqua – nella società per sciogliersi in essa e portare il sapore delle opere buone, il sapore dell’amore. Come per Cristo anche noi siamo chiamati ad immergerci senza pregiudizi o atteggiamenti schizzinosi in questo mondo per portare il sapore di Cristo. L’urgenza della missione che è per immersione e scioglimento nella società poi ci è data come esortazione urgente per le parole forti di Gesù stesso: se la comunità non sala …serve (come il sale insipido) ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Noi “luce” come CristoCome non si accende una lampada per coprirla sotto il moggio! Quella della missione è una responsabilità per la luce che abbiamo ricevuto, cioè il Battesimo. È una responsabilità gravosa ma anche bella che però non possiamo appropriarcene. Essere Luce come Cristo significa guardare a Lui, come fossimo uno specchio, per riflettere la sua stessa Luce. Noi non siamo la luce! Quanto può essere difficile per uno specchio riflettere la luce se non è orientato verso di essa? O peggio se lo specchio pensasse lui stesso di essere corpo luminoso? Orientiamoci verso Cristo e, se il nostro orientamento sarà quello giusto e reale, come la parabola della TV, allora trasmettiamo la sua stessa luce. L’evangelizzazione, illuminazione degli uomini e le donne che incontriamo, non è fatta dal senso illuministico della parola, non siamo chiamati – come dice spesso il nostro vescovo Papa Francesco – a convincere gli altri con le parole, ma ad attrarli con l’amore di Cristo. Spesso pensiamo al modo dell’illuminismo ritenendo l’essere missionari come un compito verbale, Catechisico, da annunciare con la voce. Ma, ancora una volta, l’ultima frase del Vangelo chiarisce che l’amore Cristiano è lo specchio della Luce che è Cristo. Se siamo cristiani, se siamo in una comunità, se siamo battezzati non possiamo che sentirci chiamati a riflettere la luce di Colui che ci ha chiamato e ci ha amato per primo. Uscire allo scoperto non è facile, siamo più portati a stare sotto il moggio. Cristo risorto ci dia lo Spirito necessario per avere il coraggio di riflettere il Suo amore per l’umanità di ogni tipo, genere e luogo. Questo candelabro che siamo noi possa farci sentire nel mondo: a casa, come il Vangelo dice. La città sul monteChe belle che sono le luci di una città di notte venendo da un viaggio lontano! Danno un senso di sicurezza, danno un senso di casa, di accoglienza, di civiltà, di comunità… La Chiesa davvero è un Città, un popolo, messo su un monte affinché non si nasconda il bene e l’amore di Dio. Dobbiamo puntare in alto, prendere il largo – come dice san Giovanni Paolo II aprendo la missione per il giubileo del duemila duc in altum – non scendere dal “monte” che ci rende più vicini al cielo, più vicini a Dio! Noi siamo la Chiesa, noi siamo una Città, noi siamo un Popolo che offre una proposta alta con amore a chiunque venga attratto… Se la nostra comunità non attrae è perché dal monte si è trasferita nel burrone o tra gli alberi dei boschi… Restiamo in alto! Cioè più vicini a Dio e in bella vista – con le opere buone dell’amore – affinché i viandanti, persone o villaggi interi che migrano, possano trovare da noi l’unica cosa per cui vale veramente la pena vivere la vita: a gloria di Dio. Vivere su questa altezza, per questo valore superiore, per questo Bene superiore, per Dio che è superiore a tutto e a tutti: è già vivere la Gloria del suo Regno. |
INFORMAZIONI |
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La chiesa è aperta:
dalle 8 alle 12 e dalle 17 alle 19,30
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La mattina: il lunedì, venerdì e sabato dalle 10 alle 12.
Il pomeriggio: Lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 17 alle ore 19.
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