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Tutto passa, Dio resta1. dicembre, 2017News, Senza categoriaNo commentsCOMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 3 DICEMBRE 2017 – PRIMA DI AVVENTO (B) Vangelo Mc 13, 33-37 Iniziamo un nuovo anno liturgico Fate attenzione, vegliate… Siamo alla conclusione del discorso escatologico che nel vangelo di Marco occupa tutto il capitolo 13; esso inizia al v. 5 dove Gesù risponde alla domanda di un piccolo gruppo di discepoli (vedi Mc 13,3-4); l’esortazione finale però, come vedremo al v. 37, è valida per ogni discepoli di Cristo. Nel versetto 33 il verbo vegliare è in coppia con l’altro verbo tipico di questo capitolo, fate attenzione (blepete), o state attenti,state svegli, che pure ricorre diverse volte (vedi vv. 5.9.23) e poiché al v. 32 l’evangelista ha appena messo sulla bocca di Gesù la sorprendente affermazione “quanto a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre“, se ne capisce l’importanza: il modo migliore per vivere il presente, per un credente, è la vigilanza. Non sappiamo quando avverrà: la sfida enigmatica del tempo Ancora una volta il “tempo” (Kairòs) è la grande sfida enigmatica dell’umanità. Non sapevano quando Cristo fosse morto e risorto, così come le persecuzioni dei primi cristiani sarebbero terminate. Non sapevano e non sappiamo quando sarà la fine del mondo o semplicemente la fine della propria vita. Ecco perché l’Evangelista usa la parola “tempo” non cronologico (Krònos) ma tempo vissuto in pienezza (Kairòs). Come Cristo ascendendo al cielo è partito per questo viaggio, ma tornerà…, così non sappiamo quanto tempo abbiamo…Non sprechiamo il tempo con Dio! Vivere il tempo per il Vangelo è viverlo in pienezza, vivere ogni istante come dono, non dando per scontato che la fine è lontana, né facendo previsioni profetiche che rasentano l’idolatria e la bestemmia… Non sappiamo né quando finisce la nostra vita, n quando finisce il mondo. Ecco perché l’evangelista ci “mette addosso” l’urgenza di rivalutare il nostro rapporto con il fattore “tempo”. Dobbiamo imparare a dire addio a tutto ciò che non è attuale nella nostra vita! A guardare avanti con prudenza ed attesa. Prudenza per poter vivere in pienezza come dono un “ora” che non mi sarà più data indietro… Nell’attesa perché non sappiamo quando giungerà la nostra ora né quando il Signore ritornerà. La speranza Il cristiano vive in questa attesa dell’ultimo viaggio e della venuta del Salvatore, non in modo drammatico – nonostante la tristezza che può recarci la “divisione” del tempo e della morte… Quanto invece nella speranza certa che viviamo per attendere la “terra promessa”, il Paradiso che Cristo ci ha guadagnato sulla Croce! 34 È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35 Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36 fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Tutto questo vale anche per noi cristiani di oggi, chiamati a tenere viva la speranza e il riferimento al ritorno glorioso di Gesù Signore e a vivere con impegno il nostro presente; un invito quanto mai appropriato all’inizio di un nuovo anno liturgico e del cammino che ci prepara al Natale.
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L’occhio di Dio e l’occhio dell’uomo22. settembre, 2017News, Senza categoriaNo commentsCOMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 24 SETTEMBRE 2017 – XXV DEL TEMPO ORDINARIO Vangelo Mt 20, 1-16 L’OCCHIO E’ LA FINESTRA DEL CUORE1 La “chiave” di questa parabola è nel versetto 15, tradotto male dal greco: o il tuo occhio (oftàlmos) è cattivo perché io sono buono. “L’occhio buono dice evidentemente un atteggiamento fondamentale dell’amore del prossimo che ispira generosità nei suoi riguardi. L’occhio cattivo al contrario indica un atteggiamento fondamentale di egoismo che vorrebbe tutto accaparrare, niente dare agli altri e può generare invidia, gelosia ed egoismo. Del Signore della parabola si può dire che il suo occhio è buono. In Lui c’è l’amore del prossimo e quando l’occasione si è presentata quest’amore si è manifestato nei riguardi degli ultimi. I primi hanno l’occhio cattivo perché il loro egoismo li chiude nelle strettezze di una giustizia di cui sono centro essi stessi. Se il loro fondamentale atteggiamento fosse stato di amore disinteressato per gli altri, essi avrebbero raggiunto il padrone sul terreno della carità. Anche senza rallegrarsi per la situazione accordata agli ultimi l’avrebbero almeno accettata senza lamentele”2. L’occhio dei farisei che si scagliavano contro Gesù, non accettavano a giuste ragioni – come giusto era il salario pattuito dal padrone con i suoi operai alla vigna – l’apertura di Gesù stesso verso i peccatori e addirittura verso i pagani. Con gli ebrei Dio aveva fatto un patto – come il padrone della vigna con gli operai aveva un contratto – ma con i peccatori ed i pagani non c’era stato: è lo sguardo d’amore, l’occhio di Gesù, che si rivolge agli ultimi. Il proprietario della vigna non è venuto meno al patto con i suoi operai, ha solo elargito quanto non pattuito con quelli assoldati dopo, senza patto… Nella vigna del Signore, nel Popolo di Dio, nella Chiesa ancora c’è questo fariseismo della gelosia, della invidia, dell’odio – anche se diciamo di no…, guardando agli altri a volte come dei “privilegiati” scelti erroneamente dalla Chiesa – un egoismo di chi crede di aver capito giustamente tutto e si erige a “sindacalista” – dice il vangelo – brontolando… Nella onestà davanti a Dio come mi pongo davanti a questi sentimenti? Mi riconosco nel brontolio? LA MATEMATICA DEGLI ULTIMI E DEI PRIMI Nessun compenso pattuito con gli ultimi, eppure ricevono quanto i primi! I conti non tornano! E proprio dagli ultimi il padrone comincia, facendosi liberamente vedere dai primi… ULTIMI perché inoperosi, perché nessuno li ha assoldati. ULTIMI perché agli occhi di chi passa o di chi resta risultano ZERO: “piccoli eroi maltrattati, lasciati soli in un angolo oscuro, Mentre vanno cercando una strada una luce, un riparo, una guida ecco che si ritrovano sempre fra le grinfie dell’ultimo Giuda. Gli ultimi… Sono gli ultimi in fondo alla lista sono lì e non li vede nessuno di cui la sola speranza non basta… Sono loro che chiudono il cerchio di un destino fin troppo scontato che ti stampa indelebile un marchio. Sono grato agli zeri del mondo per la loro assoluta pazienza perché vogliono, osano, credono rispettando la loro coscienza” 3. Su questi ultimi umili lo sguardo di Gesù si posa con amore, li fa partecipi della sua “vigna eterna” non tra gli altri: ma come primi! Perché buoni, non brontolano, ma rispettano la loro coscienza: questi nel mondo, anche se non fanno parte della Chiesa, ci passeranno avanti nel Regno dei cieli. Circa gli ultimi, poveri, “rispetto a qualche anno fa, rispetto al vecchio mondo come era prima della globalizzazione, abbiamo certo un po più di cose materiali, ma stiamo perdendo una cosa fondamentale. Stiamo perdendo la speranza. Abbiamo i telefonini, ma non abbiamo più i bambini. La SPERANZA. Perché il fantasma della povertà è un fantasma che …possiamo respingere… Nella grande famiglia delle idee il MERCATISMO… la fede illusoria in cui tantissimi hanno creduto negli ultimi anni, ha un antenato molto illustre: L’ILLUMINISMO”4. L’illusione che l’uomo può farcela da solo e quel che ha conquistato può venderlo o barattarlo… Si baratta tutto: idee, comportamenti e tanto tanto altro… Perché l’uomo ormai dall’illuminismo al mercatismo, si sente il proprietario del mondo, il proprietario della storia, della vita, della chiesa, dell’altro… Riconosco questa condizione generale che è in tutti – oggi – di uomini e donne ammalate di “mercatismo”? La bontà, il non brontolare, la carità: sono ancora valori non negoziabili, gratuiti, che anche non danno soddisfazione a volte? IL TEMPO: URGE AMARE! L’occhio del padrone della Parabola è presente per tutto il TEMPO, dentro e fuori dalla Vigna. Come l’occhio di Dio è presente: dentro e fuori la sua Chiesa… Ma nella parabola emerge una urgenza: il padrone va in giro ad assoldare gente che entri nella vigna, nel Regno dei cieli. Li assolda con amore, con gratuità! Oggi è urgente amare, non c’è più tempo per amare, il tempo passa, il problema è rimasto lo stesso: AMARSI. E’ urgente oggi tornare veramente ad amare; bisogna ridare all’amore il suo tempo che è: dialogo, scambio, tenerezza, perdono, pazienza, attesa orante, bontà, e quant’altro… l’amore abbisogna per gustare il frutto della vigna, per gustare il frutto del Regno di Dio. Oggi amiamo male, troppo poco o troppo tardi: ma verremo giudicati sull’amore! Quando viviamo usiamo l’ “occhio” dell’amore! Ci accorgiamo che non bastiamo a noi stessi, che c’è bisogno di rimettere al centro l’amore che Gesù di Nazareth ci ha predicato, con la sua vita, con la sua passione morte e resurrezione. L’amore poi non riguarda troppo “il fare” per chi amiamo, ma l’ “essere”: l’ “esserci” con e per amore. 1 SILVANO FAUSTI, Una comunità legge Matteo, 1998, Bologna. 2 J. DUPLACY, Le maitre genereux et les ouvries egoistes, in BVC 44 (1962) 21-22. 3 RENATO ZERO, Tutti gli zeri del mondo, tratti del testo della canzone. 4 G. TREMONTI, La Paura e la Speranza, 2008, Milano, p. 8.
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