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Commento ai vangeli del Triduo Pasquale30. Marzo, 2023PasquaNo commentsCommento al Vangelo della PasquaDal Vangelo secondo Matteo Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. MEDITAZIONE Il Corpo del risortoCon l’alba del primo giorno, comincia una nuova era, una nuova vita. Cristo Sole nascente dall’alto, Risuscitato dalla morte, inaugura un nuovo tempo per tutta l’umanità. La morte non ha potuto tenere nel sepolcro il corpo di Gesù di Nazareth, perché in esso c’era anche la divina. La tomba resta vuota, seppur la tomba resta come segno della morte. Le donne vanno alla tomba e trovano il vuoto, quello che la morte lascia: ma proprio dal vuoto della morte, da quel sepolcro buio, parte una umanità con un destino diverso. La porta del sepolcro viene aperta dagli angeli, che agiscono in nome di Dio così come anche gli eventi naturali. Inizia l’era in cui la “casa” della morte, che è il sepolcro, viene fatta aprire da Dio, perché Lui stesso – l’eterno – si è fatto mortale ma non poteva essere vinto dalla morte: in Cristo morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello, l’Autore, il Verbo della vita, Colui di cui siamo stati fatti a Sua Immagine: reso mortale risorge dalla morte in una realtà nuova; non torna in questa vita, ma risorge ad un’altra vita. Siamo stati fatti a Sua Immagine ma, celebriamo in questo giorno, siamo stati Redenti come Lui. Andiamo non più soltanto verso la morte, come destino ultimo di questa vita, ma verso la resurrezione dai morti. I morti sono morti, in qualsiasi stato sia il loro corpo – quello di Gesù rimase intatto perché il primo dei risorti – tutti siamo in attesa di un tempo fuori dal tempo, di uno spazio fuori dallo spazio, di entrare nella gloria di Dio da risuscitati. La morte mantiene la sua casa nel sepolcro, ma ogni tomba è destinata ad aprirsi un girono, non tanto nel suo senso storico quanto nell’avvenimento della profezia dell’angelo. Con la prospettiva della resurrezione cambia tutto, l’umanità ha un altro destino. Il Corpo dove è?Lo sgomento, lo spavento, il dubbio è grande… A queste donne è data la grazia di vivere il lutto in modo comunitario, nella fede, nell’incontro con qualcuno che gli annuncia il Resurrezione. Quanto è diverso anche per noi vivere il lutto nella fede della comunità Cristiana più che nell’anonimato della tristezza! Ma dove è il corpo di Cristo? Vi precede. Lui ci ha preceduto in questa nuova “metamorfosi”: noi crediamo che abbiamo una sola vita, una sola possibilità, siamo creati unicamente e unici in tutta la storia dell’umanità portando in noi l’immagine del Verbo di Dio. Ma siamo destinati a morire, però dalla Pasqua siamo predestinati non solo alla vita eterna ma alla vita da risuscitati come Lui è resuscitato. Tutte le altre idee non contano, siamo chiamati a vivere non per conquistarci la resurrezione, questa i fatti è opera e dono di Dio, quanto invece a vivere, a mettercela tutta come queste donne nel metterci alla ricerca del risorto! Chi comprende questo annuncio comprende che non può più vivere come prima, in una religiosità mista tra hobby è sentimenti: ma accogliere questo annuncio cambia tutta la storia dell’umanità, cambia tutta la nostra storia! È come prendere un libero e rileggerlo da capo perché è cambiata la “chiave di lettura”! Bene la resurrezione di Cristo cambi la chiave di lettura della comprensione dell’umanità, della vita e della morte, degli eventi tristi e di quelli Guidi: guardare tutti con gli occhi della Resurrezione di Cristo significa avere come chiave di lettura tutto il Mistero pasquale, quello cioè che abbiamo celebrato nel triduo: ultima cena, passione, morte e resurrezione. Ci precede dove non sappiamo: lasciamoci guidare come queste donne Cino a dove l’angelo gli dice… Il corpo di CristoIl corpo di Cristo risorto è vivo, siede alla destra del Padre, ma ha lasciato il suo respiro nel mondo, il suo Santo Spirito. La prima presenza del Risorto è tra i discepoli, è attivo e vivace nella Chiesa che lo adora ed è chiamata ad annunciare questo fatto incredibile, a trasmettere con l’amore la vicenda della morte e della resurrezione. Bisogna guardare tutto con gli occhi della resurrezione. Questo la prima Chiesa fa e tanta gente cambia modo e stile di vita, fino a farsi uccidere per il Vangelo. La “chiave” di lettura che ha dato l’angelo seduto dalla pietra del sepolcro mette davanti ad un bivio: o tornare ad una spiritualità della tomba, ad una visione del destino frammisto a immortalità dell’anima e lutto, recando di vivere il più intensamente la propria vita, oppure: fafe della resurrezione la chiave di volta dei nostri “archi vitali”, io e della nostra storia fatta di alti e bassi che però cammina, e fa camminare, verso la resurrezione. Possa la Pasqua aprirci ad una nuova visione della vita, ad una prospettiva di vivere diversamente da come avevamo programmato e pensato, e farci comprendere che con il nostro Battesimo e i sacramenti della Chiesa, con la sua attività, Cristo risorto già ha cambiato la nostra storia, se vogliamo e da mortali che eravamo ci ha fatto non immortali (almeno non solo), ma resuscitati per Lui, con Lui ed in Lui. Ecce homo
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni Ecce homoEcco l’uomo! Dall’ebraico hinne’; ide’ in greco… espressioni avverbiali colloquiali connesse al verbo vedere. Ecco l’uomo! È una esortazione a guardare a quel corpo di Cristo già segnato dal sangue e dalle piaghe: icona emotiva che si stampa nella nostra mente e nel nostro cuore. In un certo senso davanti ad ogni uomo ed ogni donna sofferente quell’icona è la stessa: cambiano soltanto i personaggi. Pilato ha mostrato cosa ormai avevano già fatto a Gesù e, non può credere ai suoi orecchi quando sente la richiesta gridata della condanna a morte. Guardando a Gesù sofferente, corpo in cui l’umanità e la divinità sono un unicum, l’ecce homo significa anche: ecce Deus, ecco Dio! Dio ha voluto fare esperienza della sofferenza di tutti i nati di donna, ha voluto condividere la sofferenza, farla sua e dargli un altro significato, diverso dalla disperazione. Al dolore nessuno sfugge, fa parte della nostra finitezza; il filosofo Focault diceva: ci ammaliamo perché moriamo e non moriamo perché ci ammaliamo. La sofferenza non ha una classifica di coloro che ne sono colpiti, è una realtà comune a tutti gli esseri viventi e, con la Passione, anche Dio ha voluto provarla. I dolori arrivano per tutti, ma c’è una differenza tra i dolori patiti e i dolori inflitti. I primi vengono dalla natura come, ad esempio, le malattie… I dolori inflitti invece sono direttamente provocati da altri uomini. La sofferenza di Cristo è frutto dell’arbitrio e della crudeltà degli uomini; avrebbe volentieri evitato i patimenti che ha subito: Padre allontana da me questo calice. Quello che succede a Gesù non è un esperimento teologico, ma viene giudicato, percosso e ucciso per ciò che diceva e faceva… L’uomo dei dolori è immagine di un uomo degradato e mostra ciò di cui gli uomini sono capaci e a cui possono giungere. Tutto ciò non ha smesso di accadere. Ecce Agnus DeiL’uomo dei dolori rappresenta ogni uomo e ogni donna che è nel dolore. L’ uomo dei dolori inflitti che vediamo sulla croce suscita il sentimento della contrizione, perché, di quei dolori e di quella morte, essendo l’uomo dei dolori Dio, di quei dolori e di auella morte siamo responsabili tutti. Siamo chiamati non ad un religioso senso di colpa, ma ad una contrizione che ci faccia riflettere. Non possiamo ascoltare o leggere questo Vangelo da lontano, come un qualcosa che è successo alla storia di Gesù, ma bisogna leggerlo come personaggi che ne stanno dentro, sia come vittime che come malfattori. Cristo viene messo a morte come vittima innocente. Già mettere a morte un colpevole, sbrigarsi il diritto di togliergli la vita è una scelta terribile: pensiamo allora uccidere un innocente, un uomo innocente, un Dio innocente. Cristo Gesù, vittima pura Santa a immacolata, ha in se l’innocenza dell’Agnello, vittima di espiazione che ha pagato per tutti: Agnus Dei qui tollit peccata mundi; prende su di se i peccati e li toglie… Quell’uomo sulla croce, giudicato reo di ciò che non ha fatto, è stato scelto dal popolo per la condanna al posto di un malfattore e omicida vero e proprio: Non costui, ma Barabba! L’umanità ha scelto di sacrificare un innocente e farlo uccidere della pena di morte per crocifissione per motivi religiosi, invece di far giustiziare Barabba giustamente condannato… È la nostra sorte che Dio ha permesso: noi per niente innocenti, magari non come Barabba, ma per niente innocenti, salvati dall’Innocente che ha portato su di se tutti i peccati del mondo per aprirci le porte del Regno dei cieli. A noi che vediamo il suo corpo appeso sulla croce, viene in mente la frase del Battista, che riecheggia durante ogni celebrazione eucaristica: ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Ecce filius tuus… Ecce mater tuaStavolta da sulla croce, morente, è Gesù a pronunciare: l’ecce, l’ecco. La sua morte in croce ci regala il perdono dei peccati e ci dona la possibilità di entrare nella luce della resurrezione. Questo dono di amore singolare di Dio che è per tutta l’umanità lo abbiamo ottenuto da sulla croce mentre Gesù pativa e moriva. Ma Lui, da appeso alla croce, ci ha lasciato anche un impegno che è “dietro” le ultime Sue parole che dice alla Madre e al discepolo che Lui amava. Alla Madre dona un figlio non suo, ma a Lui impegna a prendersi cura della Madre… Ecce Ecclesia, ecco la Chiesa! Questa chiamata ad essere famiglia di non famigliari, questa chiamata a prenderci cura, prenderci cura, non è un comando intimistico di Gesù, ma il più cattolico possibile. Intorno a Maria si riunirà la Chiesa nascente dopo la resurrezione. Cos’è la Chiesa se non una comunità in cui siamo chiamati a prenderci cura gli uni degli altri? che cos’è la Chiesa se non una comunità universale dove non ci sono élite religiose e dove tutti siamo uguali? Che cos’è la Chiesa se non la comunità dove ciascuno si prende carico degli altri nella solidarietà e si prende carico di tutta la comunità Cristina? Noi siamo L chiesa, l’ultima volontà di Cristo prima di consumarsi sulla croce per tutta l’umanità! Chiediamo la grazia di saperci responsabili tutti nella chiesa della comunione e della missione, fratelli e sorelle tutti che dalla croce annunciano la resurrezione grazie allo Spirito che Cristo ci ha lasciato, lo Spirito che è trasmissione dell’amore portato fino alla consumazione del se: superamento di ogni egoismo ed egocentrismo personale e comunitario. Li amo sino alla fineCommento al Vangelo del Giovedì santoDal Vangelo secondo Giovanni(Gv 13, 1-15)
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Commento ai Vangeli della Quaresima30. Marzo, 2023QuaresimaNo commentsCommento al Vangelo di domenica 26 Marzo Se crederai, vedrai la gloria di Dio Dal Vangelo secondo Giovanni 1 Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”. 11Disse queste cose e poi soggiunse loro: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo”. 12Gli dissero allora i discepoli: “Signore, se si è addormentato, si salverà”. 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: “Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!”. 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: “Andiamo anche noi a morire con lui!”. 17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”. 23Gesù le disse: “Tuo fratello risorgerà”. 24Gli rispose Marta: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. 25Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”. 27Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”. 28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: “Il Maestro è qui e ti chiama”. 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. 32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: “Dove lo avete posto?”. Gli dissero: “Signore, vieni a vedere!”. 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: “Guarda come lo amava!”. 37Ma alcuni di loro dissero: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?”. LA MALATTIA PER LA GLORIA DI DIO <<Nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo, una particolare grazia. Ad essa debbono la loro profonda conversione molti Santi, come ad esempio San Francesco d’Assisi, Sant’Ignazio di Loyola, ecc. Frutto di una tale conversione non è solo il fatto che l’uomo scopre il senso salvifico della sofferenza, ma soprattutto che nella sofferenza diventa un uomo completamente nuovo. Egli trova quasi una nuova misura di tutta la propria vita e della propria vocazione. Questa scoperta è una particolare conferma della grandezza spirituale che nell’uomo supera il corpo in modo del tutto incomparabile. Allorché questo corpo è profondamente malato, totalmente inabile e l’uomo è quasi incapace di vivere e di agire, tanto più si mettono in evidenza l’interiore maturità e grandezza spirituale, costituendo una commovente lezione per gli uomini sani e normali. Questa interiore maturità e grandezza spirituale nella sofferenza certamente sono frutto di una particolare conversione e cooperazione con la Grazia del Redentore crocifisso… La sofferenza è, in se stessa, un provare il male. Ma Cristo ne ha fatto la più solida base del bene definitivo, cioè del bene della salvezza eterna>> (Giovanni Paolo II, Salvifici doloris,26). Malattia e fede: quale rapporto nella mia vita? …DIO TE LA CONCEDERA’ La professione di fede di Marta è davvero grande: se fossi stato qui non sarebbe morto… Dov’è Dio quando soffriamo e sperimentiamo la sua assenza? Se fossi stato qui… Marta ha una grande fede, crede anche nella resurrezione e da una definizione alta – teologica – di Cristo! Ha un solo problema: come se la morte non fosse sotto il dominio di Dio. Gesù compie questo miracolo per annunciare il dominio di Dio sulla morte e per preannunciare la sua resurrezione. Lazzaro tonra nella vita mortale con le bende: Gesù abbandonerà le bende per risorgere in un altre “dimensione”… La fede semplice dell’atto di fede: Dio può! Nel discernimento della fede, ciò che desideriamo in Dio, se ci crediamo: si realizza completamente, nei tempi di Dio. IL CUORE DI GESU’ Gesù ormai è rivelato vero Dio e vero uomo – come affermiamo nel credo – e nel suo rapporto divino con il Padre, mostra il Suo volto misericordioso. Si commuove e piange. Dio non resta freddo alle vicende tristi umane, ma: si commuove profondamente e piange. Un Dio umano per poter rendere umano l’essere umano che ha perso la sua umanità! Il sentimento della Pietas divina è qualcosa di misterioso e grandioso allo stesso tempo: il pianto di Dio per l’uomo! La compassione di Dio per l’umanità! Che effetto ci fa questo? TRE PASSAGGI DELLA VITA INTERIORE Togliete la pietra…, vieni fuori…, liberatelo.. In questo tempo finale di quaresima siamo chiamati ad uscire dai nostri sepolcri interiori: a togliere la pietra, ciò che chiude il nostro cuore, ciò che ci tiene nel buio mortale del peccato e della sofferenza e venirne fuori. Il sepolcro interiore <<è vivere ma perché vivo e non avere voglia di andare avanti, non avere voglia di fare qualcosa nella vita, aver perso la memoria della gioia. Gesù ci dice: Alzati, prendi la tua vita come sia, bella, brutta come sia, prendila e vai avanti. Non avere paura, vai avanti …Ma vai avanti! E’ la tua vita, è la tua gioia”>> (Papa Francesco, omelia del 28/3/2017). Rimanere in questo sepolcro che si chiama vittimismo è accidia – dice Papa Francesco -, bisogna uscire da questo torpore perché dopo uno stato di morte segue sempre uno stato di resurrezione! |
INFORMAZIONI |
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La chiesa è aperta:
dalle 8 alle 12 e dalle 17 alle 19,30
LA SEGRETERIA È APERTA
La mattina: il lunedì, venerdì e sabato dalle 10 alle 12.
Il pomeriggio: Lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 17 alle ore 19.
Giovedì e domenica chiusa.
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